Feeds

-
"Raccolta illecita di dati", dal Garante stop a ChatGPT31/03/2023 14:03:50AGI - Stop a ChatGPT "finché non rispetterà la disciplina privacy". Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L'Autorità ha contestualmente aperto un'istruttoria. ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. Nel provvedimento, il Garante privacy rileva "la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l'assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di 'addestrare' gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma". Come testimoniato dalle verifiche effettuate, spiega il Garante, "le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto". Non solo: "nonostante – secondo i termini pubblicati da OpenAI – il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni", l'Autorità evidenzia come "l'assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell'età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza". OpenAI, che non ha una sede nell'Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, "pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo".
-
Rimosso un tumore di 2 chili dal fegato di una bimba di 10 mesi31/03/2023 09:46:04AGI - Rimosso al Bambino Gesù un tumore (un amartoma mesenchimale) di quasi 2 chilogrammi dal fegato di una bimba di 10 mesi e di circa 8 kg di peso. L'intervento è stato eseguito con successo dall'èquipe del professor Marco Spada, responsabile di Chirurgia Epato-Bilio Pancreatica e dei trapianti di fegato e rene dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Oggi la bimba, che ha compiuto un anno da poco, sta bene, si alimenta senza problemi e ha ripreso a crescere regolarmente. L'amartoma mesenchimale è un tumore benigno che deriva dalla crescita anomala delle cellule del fegato di origine mesenchimale. Il termine amartoma deriva dalla parola greca che significa "errore". Le cellule che compongono l'amartoma sono normali, ma crescono in modo disorganizzato. Sebbene raro in assoluto, è il secondo tumore in ordine di frequenza che può svilupparsi nel fegato in età pediatrica, soprattutto nei primi due anni di vita. In considerazione delle dimensioni, della localizzazione e della sua prevalente componente liquida, una biopsia della lesione non avrebbe consentito in sicurezza e con certezza di confermare la natura benigna del tumore e di escludere che la neoplasia non fosse invece un sarcoma embrionale indifferenziato, tumore maligno che può presentarsi sempre in età pediatrica con caratteristiche radiologiche simili a quelle dell'amartoma mesenchimale. Per questo motivo era necessario procedere con la sua asportazione chirurgica. Sono stati i genitori allarmati a portare la bimba al Pronto Soccorso del Bambino Gesù. A confronto con il fratellino gemello, mostrava un rigonfiamento dell'addome e inappetenza. L'ecografia subito eseguita ha mostrato una grossa lesione a contenuto liquido nel fegato. La bimba è stata sottoposta a una valutazione multidisciplinare che ha coinvolto epatologi, anestesisti-rianimatori, radiologi, oncologi e anatomopatologi. L'esito è stata la conferma della presenza di una neoplasia del fegato, di più di 13 centimetri di diametro, che occupava interamente la parte destra e centrale del fegato, comprimendone la porzione sinistra. Il tumore schiacciava e costringeva gli altri organi circostanti (stomaco, pancreas, intestino, rene destro) a una dislocazione dalla sede originaria. Le caratteristiche radiologiche della lesione facevano sospettare che si trattasse di un amartoma mesenchimale. Utilizzando un sofisticato software di elaborazione delle immagini TAC è stato costruito un modello tridimensionale del fegato per valutarne le dimensioni e i rapporti del tumore con la parte sana dell'organo e i suoi vasi sanguigni. Il modello ha reso evidente che l'asportazione del tumore avrebbe lasciato una quantità insufficiente di fegato sano la quale, nonostante le capacità di rigenerazione delle cellule epatiche, non avrebbe garantito il buon funzionamento dell'organo dopo l'operazione. L'equipe del prof. Spada ha quindi deciso di adottare una strategia che permette di ottenere in poche settimane l'aumento del volume del fegato sano, destinato a rimanere dopo l'asportazione del tumore. Questa metodica di radiologia endovascolare, denominata embolizzazione portale, che è più spesso utilizzata nei pazienti adulti, consiste nel bloccare l'afflusso di sangue verso la parte di fegato occupata dal tumore e deviare tutto il flusso sanguigno della vena porta verso la parte sana del fegato. Una recente metanalisi condotta dall'Università di Heidelberg ha documentato che sino ad ora sono stati descritti in letteratura solo 8 casi di embolizzazione portale effettuata in pazienti pediatrici. Solo due di questi erano piccoli come la paziente del Bambino Gesù. A distanza di 4 settimane dall'embolizzazione portale, effettuata dai radiologi interventisti dell'Ospedale della Santa Sede, una nuova TAC con ricostruzione 3D ha confermato che il fegato sano era raddoppiato, passando da un volume stimato di 80 a 120 ml, favorendo le condizioni per effettuare l'intervento.
-
Scontri tra tifosi, 15 arresti tra gli ultras di Paganese e Casertana31/03/2023 09:07:36AGI - Incendiarono un pullman e per alcune ore scatenarono la loro violenza prendendo a pretesto una partita di calcio. 15 ultras sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale di Nocera Inferiore nell'ambito dell'inchiesta per gli scontri tra tifosi di Paganese e Casertana in occasione del derby di serie D del 22 gennaio scorso. Quel giorno, prima della partita di calcio, i tifosi della Paganese diedero alle fiamme, a poca distanza dallo stadio, il bus su cui viaggiavano i supporter casertani che riuscirono a salvarsi scendendo di corsa dal mezzo. Il bus in fiamme danneggiò anche un palazzo. Ci furono poi disordini tra le due tifoserie e solo l'intervento delle forze dell'ordine evitò conseguenze peggiori. Alla fine, furono cinque i feriti, tra cui anche un carabiniere. La procura di Nocera Inferiore aveva messo sotto inchiesta decine e decine persone per gli incidenti. Ora i magistrati contesta a vario titolo i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lancio di materiale esplodente, di oggetti contundenti e fumogeni, la partecipazione alla rissa, la violenza, la resistenza e le lesioni cagionate, tra gli altri, a un carabiniere, con l'aggravante di aver commesso i fatti nel corso di una manifestazione sportiva. L'indagine è stata avviata subito dopo gli scontri, che avvennero lungo il percorso per raggiungere lo stadio comunale 'Marcello Torre' di Pagani. Tra i destinatari del provvedimento, come anticipato, c'è anche un 29enne di Pagani, gravemente indiziato di essere l'autore del lancio del fumogeno verso l'autobus sul quale viaggiavano i tifosi della Casertana. Lancio che, poi, provocò il successivo incendio del veicolo e il danneggiamento di un edificio lì vicino che ospita abitazioni e attività commerciali. Altri destinatari del provvedimento sono tre residenti nella zona degli scontri, autori, secondo gli inquirenti, del lancio di sassi, bottiglie e oggetti contundenti verso la tifoseria avversaria che percorreva a piedi la via in direzione dello stadio. Infine, sono stati identificati alcuni dei presunti autori degli atti di devastazione commessi nei pressi dello stadio durante il trasferimento verso il luogo dove si sarebbe svolta la partita. In particolare, frange di ultras della Casertana, brandendo mazze e bastoni e mediante il lancio di pietre e oggetti contundenti, avrebbero devastato il contesto circostante provocando danni alle autovetture in sosta e ai mezzi in uso alle forze dell'ordine intervenute a presidio dell'ordine pubblico. Le misure odierne seguono ai provvedimenti eseguiti il 24 gennaio e il 10 febbraio scorsi a carico degli ultras appartenenti a entrambe le tifoserie, poiché ritenuti responsabili degli stessi reati.
Home Feeds