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Formazione e nuovo welfare, la filosofia Dolce & Gabbana24/03/2023 13:20:29AGI - Qualità della vita è sinonimo di qualità del lavoro. Sono queste le fondamenta della casa Dolce&Gabbana. Alfonso Dolce, ad del Gruppo, ospite di Future for Fashion 2023, ha illustrato alcuni tratti connotativi e valori sui quali un'azienda si deve basare. Dal non valorizzare a tutti i costi lo smart working, per scongiurare il rischio di una dispersione del senso di comunità e di scambio fra le persone importante per il lavoro, alla necessità di formazione delle giovani generazioni per garantire crescita. “Bisogna trovare un nuovo modo di fare mecenatismo, di investire sui giovani e sulla cultura del lavoro da una parte, ma dall'altra avere un aiuto per non penalizzare ulteriormente la vita già difficile di un'azienda. Torniamo a un argomento molto sensibile e discusso nel tempo, quello di dare più potere alla busta paga, quindi più potere di acquisto. Sicuramente il costo per l'azienda è decisamente elevato, come tutti sappiamo: ma non è solo elevato rispetto poi al netto che percepisce in busta paga il collaboratore dipendente - ha spiegato Dolce - ma c'è bisogno di un welfare diverso, concreto, un dipendente non può stare otto mesi, a volte un anno o più, per avere una visita medica pubblica. Se noi aziende non ci preoccupiamo di attivare polizze assicurative integrative, questo è e sarà un tema che penalizza ulteriormente”. Sul fronte della relazione pubblico privato, Alfonso Dolce non ha dubbi. “La collaborazione fra pubblico e privato è fondamentale non solo per l'imprenditore e l'impresa, ma proprio per la cittadinanza, per i territori, per sviluppare o facilitare quel passaggio generazionale che oggi stiamo perdendo, e non si tratta di quello imprenditoriale di natura dei capitali, ma proprio di quello della cultura dei mestieri, del fare le cose e non solo di raccontarle. Questo ci permetterebbe, con una collaborazione, di creare per il futuro e per i giovani quel ponte fra scuola, lavoro e società che non solo ci educa e ci fa riscoprire magari valori storici da cui proveniamo attraverso la bellezza che l'Italia ha avuto dall'era industriale in avanti- ha concluso Dolce - ma anche a rievocare cosa l'uomo fosse capace di fare".
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"Servono immigrazione e nuove politiche industriali". L'appello di Tamborini24/03/2023 13:11:06AGI - Il Made in Italy, unico al mondo per manifattura e artigianato, è, oltre che un vero e proprio brand, un ‘prodotto' tangibile, realizzato da chi lo crea: i lavoratori. E proprio di lavoro e occupazione ha parlato, durante il suo intervento a Future for Fashion 2023, Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia. Rivolgendosi al ministro dell'Industria e del Made in Italy Adolfo Urso, in prima fila nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, Tamborini ha sottolineato la necessità di potenziare l'occupazione, toccando il tema dell'immigrazione. “Abbiamo un'occasione di reindustrializzare, per quanto riguarda il tessile-abbigliamento, il sud dell'Italia con un'industria leggera, la confezione, che può sostenere l'industria pesante, quindi la filatura, la tessitura, la nobilitazione, che sono le industrie presenti che stanno soprattutto al nord - ha spiegato Tamborini - e sono investimenti leggeri, ma che possono portare una quantità di occupazione particolarmente significativa. Certo che poi l'occupazione bisogna averla anche disponibile. Da questo punto di vista il nostro inverno demografico non è che ci aiuti in termini di prospettiva, è un altro tema importante. Quindi dobbiamo abituarci anche a pensare che dovremo importare dei lavoratori: quindi l'immigrazione, che è un tema che conosciamo benissimo; però forse dobbiamo cominciare a importarla partendo da quei paesi, o anche usando quei paesi come base di produzione, soprattutto quelli del Nord Africa. In Tunisia ci sono più aziende italiane, soprattutto del tessile, che non aziende francesi: è una ex colonia francese, ma in realtà è colonizzata dagli italiani oggi, ed è un bacino importante”. Occupazione, ma anche la necessità di nuove politiche industriali. “Non credo di dire nulla di strano: a parte il piano di Industria 4.0, una politica di sviluppo per le industrie in Italia è mancata per tantissimi anni, e non parliamo di quella energetica - ha detto il presidente di Sistema Moda Italia - sicuramente una politica industriale è necessaria per sostenere poi questo movimento: abbiamo parlato di eccellenze, ma sono la punta di un iceberg sotto al quale ci sono grandi capacità manifatturiere di piccole e grandi dimensioni, dove sono importanti entrambe. Le piccole dimensioni da sole poi rischiano di essere abbandonate, di non avere la forza di andare avanti, quindi abbiamo bisogno sicuramente di una politica, e di una stabilità in questa politica, cosa che ci è mancata sicuramente in questi anni. E abbiamo bisogno di una presenza forte, perché noi parliamo sempre da italiani, però il 70% delle regole che poi dobbiamo osservare arrivano dall'Europa, e in Europa siamo stati sempre abbastanza assenti, sia come imprenditori nei tavoli in cui bisognava dettare delle regole e fare delle lobby in modo corretto, e lo siamo stati anche come politica". "Poi all'ultimo momento ci accorgiamo che c'è qualcosa che non va bene e proviamo a intervenire in qualche modo", ha concluso Tamborini, "qualcun altro invece fa del metodo la sua presenza, e questo poi marca un po' le distanze in Europa. Al centro della politica europea per anni c'è stato il consumatore, c'era la richiesta di avere sempre un prezzo allo scaffale che fosse il più basso possibile, e che ha innestato un processo poi di delocalizzazione e quant'altro. Il manifatturiero in quello non c'ha guadagnato. Poi ce ne siamo accorti dopo, che senza manifattura poi il sistema non sta in piedi. Se l'avessimo detto un po' prima, o avessimo fatto la voce grossa prima, forse avremmo difeso qualche campione in più del manifatturiero italiano, anche nel nostro settore.Adesso si deve fare, o rischiamo ulteriormente. Non possiamo imputare a un governo in carica da sei mesi l'assenza da anni di una politica industriale”.
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Il futuro della moda secondo Leonardo Ferragamo24/03/2023 10:14:11AGI - Il futuro della moda per la maison Ferragamo ha tre definizioni: nuova immagine, rafforzamento dell'internazionalizzazione e, soprattutto, la donna, come valore imprescindibile. Leonardo Ferragamo, presidente di Salvatore Ferragamo S.p.a., partecipando a Future for Fashion 2023, ha fotografato il presente della storica casa di moda fondata dal proprio padre e fatta vivere, attraverso il tempo, dalla madre Wanda e dalla sua famiglia. Un momento ricco di soddisfazioni e sfide “È un momento molto speciale, perché finalmente cominciamo a vedere delle importanti evoluzioni che arrivano sul mercato con la nostra nuova immagine, fatta principalmente di nuovi prodotti, di logo, di packaging, di tutto un mondo che stiamo rivitalizzando - ha spiegato Ferragamo a margine della seconda giornata dell'evento FFF2023 - è un momento ricco anche delle prime soddisfazioni, e chiaramente di grande impegno per le sfide che abbiamo incominciato ad affrontare”. Lo sguardo ai mercati è rivolto a Oriente. “Lo scorso anno la delusione è venuta dalla Cina, mentre gli altri mercati hanno reagito molto bene, in primis l'America, che è stata molto performante, e l'Europa che ha seguito con un buon andamento, pur mancando di un importante flusso di turismo asiatico. Con l'inizio dell'anno, la Cina invece è ripartita molto bene, e direi che sta alimentando con il proprio turismo tante aree limitrofe, ma finalmente anche l'Europa”. La maison sta lavorando, anche, per un ritorno alla redditività e ai ricavi del periodo pre-Covid. E lo sta facendo “molto seriamente, non soltanto per questo obiettivo, ma per sviluppare quello straordinario potenziale che la nostra azienda si merita di raggiungere”. L'esempio della madre Wanda Ferragamo è un cognome legato al proprio fondatore, ma certamente evocativo di un nome, quello di Wanda, manager donna ante litteram, capace di amplificare il brand nel mondo. Il presidente ha spiegato che la figura della donna, in azienda, è “imprescindibile, è la colonna portante della nostra vita, delle nostre aziende, di tutto il sistema e dei nostri consumatori. È sempre stata fondamentale. Non posso prescindere da mia madre, da delle meravigliose sorelle come Gianna, Giovanna, Fulvia, che hanno dato un contributo straordinario e insostituibile alla nostra azienda, e ci hanno anche permesso di suddividere i ruoli. Quindi loro sono molto più coinvolte nella parte creativa, nella parte stile; e noi fratelli Massimo, Ferruccio ed io più nelle attività manageriali e di marketing. Chiaramente avevamo un grande caposquadra che era mia madre, che ci ha insegnato tantissimo: ci ha insegnato anche che cosa vuol dire la resilienza e la voglia di andare avanti, di guardare al futuro sempre con determinazione, con coraggio, impegnandosi per eccellere. "Mia madre", ha proseguito il manager, "ci ha insegnato anche tante altre cose: tra queste l'importanza della famiglia, la coesione in famiglia, e di conseguenza andare sempre uniti e compatti in qualsiasi scelta si faccia. Questo è un valore straordinario. Mia madre ha sempre promosso tutta l'opera di mio padre, a cui è si aggiunta l'opera di tanti anni di lavoro insieme a lei, e quindi da questo heritage, che ha più di cento anni di storia, non prendere soltanto gli esempi e copiare le metodologie, ma prendere i valori che lo hanno creato. Perchè i prodotti, gli esempi, le metodologie di lavoro possono diventare obsolete, i valori no”.
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