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La corsa di Europa e Asia per accaparrarsi il gas liquefatto06/08/2022 04:15:01AGI - Il Giappone e la Corea del Sud, il secondo e il terzo importatore mondiale di gas naturale liquefatto, stanno cercando di assicurarsi le forniture per i mesi invernali e per quelli successivi, nel timore di restare a secco a causa dell'aumento della domanda europea. Lo evidenzia il Financial Times. In altri termini, gli analisti prevedono che tra la fine dell'anno e nei primi mesi del 2023, il mercato vedrà Europa e Asia che si contenderanno le forniture. E tutto questo accade perchè il GNL, che viene trasportato via mare in gigantesche navi cisterna, è molto richiesto. L'Europa cerca di sostituire il gas naturale fornito dalla Russia e la domanda corre in misura così robusta che i prezzi del gas naturale in Europa sono già aumentati di quasi cinque volte rispetto a un anno fa, causando le inevitabili ripercussioni sulle tasche dei consumatori. "Stiamo assistendo a una sorta di corsa per assicurarsi i carichi di GNL fino alla fine di quest'anno e fino al 2023", ha dichiarato l'amministratore delegato di una società di gas con sede in Asia, aggiungendo che la mossa è stata anticipata rispetto alle previsioni. Gli analisti hanno infatti rilevato "un'attività piuttosto ampia" da parte di compagnie giapponesi e sudcoreane per i cosiddetti acquisti a striscia di GNL sui mesi di novembre, dicembre e gennaio", come ha spiegato Toby Copson, responsabile globale del trading e della consulenza di Trident LNG. Un contratto strip consiste nell'acquisto o nella vendita di contratti in mesi sequenziali: in questo modo vengono bloccati i prezzi per l'intero periodo. Giappone e Corea del Sud "hanno un problema di sicurezza energetica. Sono sinceramente preoccupati di ciò che accadrà a breve, medio e lungo termine", ha aggiunto l'analista. L'Asia è stata finora la destinazione privilegiata per il GNL, con Cina, Giappone e Corea del Sud che sono i tre maggiori importatori mondiali. Il prezzo di riferimento in Asia ha spesso superato quello europeo. Ma al TTF, l'hub di Amsterdam, il prezzo di riferimento del gas è ora notevolmente più alto della sua controparte asiatica a causa della crescente domanda europea. Il Vecchio Continente è intimorito dal fatto che dalla fine di luglio, il flusso di gas russo dal principale gasdotto europeo Nord Stream 1 è sceso al 20% della sua capacità e si temono quindi altri tagli. E ha quindi aumentato la sua richiesta di gas, con l'effetto di un aumento dei prezzi. A sua volta, la conseguenza è che è diventato più appetibile per le società di trading vendere Gnl in Europa. Per questo motivo, il Vecchio Continente e l'Asia sono ora in competizione per ottenere il GNL dagli Stati Uniti. Secondo l'Eia, nei primi quattro mesi di quest'anno il Paese ha esportato il 74% del suo GNL in Europa, rispetto alla media annuale del 34% dello scorso anno. L'Asia era stata la destinazione principale nel 2020 e nel 2021. "Con l'avvicinarsi dell'inverno, paesi come il Giappone e la Corea del Sud avranno bisogno di ricostruire lo stoccaggio", ha sintetizzato Samantha Dart, responsabile della ricerca sul gas naturale di Goldman Sachs. "Se a questo si aggiunge che l'attività economica della Cina inizia a riprendersi in modo più evidente, si prevede che ci troveremo di fronte ad un cambiamento significativo nell'equilibrio del mercato del GNL. Se il gas sarà meno disponibile, l'Europa dovrà prendere in considerazione di ridurre i suoi consumi, e quindi di abbattere la domanda interna".
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Moody's abbassa l'outlook a negativo e il Mef replica: "Decisione opinabile"05/08/2022 21:36:06AGI - L'agenzia Moody's ha comunicato la variazione dell'outlook per il rating sovrano assegnato all'Italia da “stabile” a “negativo”. Moody's ha confermato il rating a Baa3 ma indica tre motivi della revisione dell'outlook: i rischi per il profilo di credito dell'Italia a causa dell'impatto economico dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e degli sviluppi politici interni. Secondo l'agenzia, vi sono rischi maggiori che il contesto politico ostacoli l'attuazione delle riforme strutturali, comprese quelle contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Inoltre, aumenta il rischio che i problemi di approvvigionamento energetico indeboliscano le prospettive economiche; infine, vi è il rischio che la solidità fiscale dell'Italia sia ulteriormente indebolita da una crescita lenta, da costi di finanziamento più elevati e da una disciplina fiscale potenzialmente più debole. Fine governo Draghi e voto aumentano incertezza "La fine del governo Draghi il 21 luglio e le elezioni anticipate del 25 settembre 2022 (anticipate dalla primavera 2023) aumentano l'incertezza politica e programmatica in un contesto economico e di mercato difficile". E' una delle motivazioni fornite da Moody's per la decisione di rivedere al ribasso l'outlook sul rating dell'Italia. Il governo uscente - sostiene l'agenzia - ha compiuto progressi significativi nel rispettare pienamente e puntualmente le tappe e gli obiettivi contenuti nel Pnrr dell'Italia, richiedendo due rate per un totale di 42 miliardi di euro, pari al 2,4% del PIL (oltre al prefinanziamento erogato nell'agosto 2021 per un valore di 25 miliardi di euro, pari all'1,4% del PIL). Tuttavia, è probabile che le elezioni anticipate ritardino il raggiungimento di alcune tappe e obiettivi che dovevano essere raggiunti entro la fine del 2022; questi risultati sono necessari per sbloccare l'accesso alla prossima tranche di finanziamenti, che ammonta a 19 miliardi di euro (1,0% del PIL). Secondo Moody's, "esiste inoltre il rischio concreto che anche le tappe e gli obiettivi previsti per il 2023 possano subire ritardi". La replica del ministero dell'Economia Immediata, la reazione del governo italiano."Sebbene il peggioramento dell'outlook, come noto, non anticipi necessariamente un imminente abbassamento del rating e segnali semmai una fase di monitoraggio che può perdurare anche per molti mesi la decisione appare opinabile". Lo afferma il ministero dell'Economia in una nota. "Pur in un momento di rallentamento congiunturale e di tensioni geopolitiche a livello internazionale, accompagnato dall'incertezza relativa alle elezioni politiche del 25 settembre - prosegue il Mef - le condizioni economiche dell'Italia non giustificano tale orientamento". "Superata la fase più acuta della crisi economica causata dalla pandemia - fa notare il Mef - l'Italia ha conseguito tassi di crescita del PIL fra i più elevati dell'Unione Europea. Dopo il 6,6 per cento registrato lo scorso anno, la crescita annuale acquisita del PIL per il 2022 è pari al 3,4 per cento, superiore alle previsioni elaborate in aprile nel DEF. Nel 2021 l'indebitamento netto è sceso significativamente e in misura superiore alle attese. Nei primi sette mesi dell'anno il fabbisogno del settore statale è stato pari a 34,4 miliardi, in miglioramento di circa 45 rispetto allo stesso periodo del 2021; si è fortemente ridotto anche al netto delle sovvenzioni della Recovery and Resilience Facility (10 miliardi). Dopo essere sceso di 4,5 punti percentuali nel 2021, al 150,8 per cento, anche quest'anno il rapporto debito/PIL è atteso diminuire in misura significativa". "A ciò - prosegue il ministero - si aggiungono l'avanzamento nell'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (tutti gli obiettivi sono stati finora raggiunti, inclusi quelli riguardanti le riforme), l'andamento degli investimenti fissi lordi (cresciuti nel 17 per cento nel 2021 e del 13 per cento nel primo trimestre dell'anno rispetto al primo trimestre 2021. Quest'ultima dinamica dovrebbe confermarsi anche nel secondo trimestre), l'evoluzione del mercato del lavoro (l'occupazione in giugno segna un aumento dell'1,8 per cento rispetto all'anno precedente), i progressi compiuti nel conseguimento della sicurezza energetica del Paese (la percentuale di stoccaggio delle riserve di gas naturale ha raggiunto il 74 per cento e continua a crescere regolarmente). Nella giornata di ieri il Governo è nuovamente intervenuto per calmierare il costo dell'energia per imprese e famiglie e per sostenere le fasce più deboli della popolazione – senza modificare l'obiettivo di disavanzo pubblico fissato dal DEF per il 2022". "L'elevato livello del debito pubblico italiano a confronto con altri paesi è già pienamente riflesso nel rating assegnato all'Italia da Moody's. Inoltre, il peggioramento delle aspettative economiche segnalato dalle indagini congiunturali di luglio accomuna tutte le economie avanzate. Riguardo ai fattori politici, le elezioni anticipate non costituiscono un'anomalia nel contesto delle democrazie europee. Restiamo fiduciosi - conclude il Mef - che l'attuazione del PNRR, delle politiche di rilancio degli investimenti e dell'innovazione e della strategia di sicurezza energetica continuerà in modo spedito dopo le prossime elezioni". Moody's stima debito a 145% del Pil Il debito dell'Italia continuerà a diminuire nel 2022 grazie alla forte crescita nominale e alla riduzione del deficit. Sono le stime di Moody's, secondo cui il rapporto debito/PIL si attesterà al 145%, in calo rispetto al 151% del 2021, ma superiore di circa 11 punti percentuali rispetto a prima della pandemia. Il debito - sottolinea l'agenzia di rating, che ha rivisto al ribasso l'outlook dell'Italia - diminuirà ulteriormente nel 2023 e si stabilizzerà al di sotto del 143% del PIL in seguito, a causa del rallentamento della crescita nominale e dei maggiori pagamenti di interessi. Impatto energia, bene diversificazione La significativa dipendenza energetica dal gas espone l'Italia a ulteriori tagli delle forniture dalla Russia e a un aumento dei prezzi dell'energia. Lo sottolinea Moody's nello spiegare la revisione dell'outlook del rating. L'agenzia sottolinea però anche gli sforzi significativi fatti dall'Italia per diversificare le forniture di gas e la posizione migliore rispetto ad altri Paesi europei.
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